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Il Centro Culturale Ambientale della Lega Navale Italiana ha organizzato un viaggio in Patagonia, tra la penisola di Valdés e Ushuaia

Il nostro viaggio, organizzato dal Centro Culturale Ambientale della Lega Navale Italiana, ha toccato due mete: la penisola di Valdés e Ushuaia. Quest’ultima, situata all’estremità meridionale del Sud America, nel Canale di Beagle, è l’ultima città meridionale del mondo civilizzato. Oltre c’è l’Antartide, con i suoi 16 milioni di chilometri quadrati di ghiaccio, la regione della Terra più fredda in assoluto, ben più fredda del Polo Nord.

Questo viaggio di studio in Patagonia è stata la continuazione di una ricerca iniziata due anni fa sull’adattamento di alcuni organismi ai cambiamenti delle condizioni ambientali, in particolare di alcune specie di pinguini che dai ghiacci dell’Antartide migrano verso le isole Galàpagos, all’Equatore. Eravamo stati, dunque, alle Galàpagos per osservare e studiare questi straordinari uccelli acquatici, in particolare il pinguino della specie Spheniscus mendiculus, riportando considerazioni sulla funzione del DNA nell’adattamento ai cambiamenti climatici grazie ad opportune mutazioni genetiche.

Una meta del viaggio, dunque, è stata la Terra del Fuoco, che potrebbe essere considerata una tappa del viaggio che i pinguini effettuano verso l’Equatore affidandosi alla corrente di Von Humboldt, nota anche come Corrente del Perù.

Seconda meta è stata la penisola di Valdès, dove ogni anno confluiscono migliaia di balene per la riproduzione. Ci siamo trovati davanti ai grandi cetacei della specie Eubalena australis: le loro code immense si sono sollevate a pochi metri dalla prua della nostra barca e i lucidi dorsi neri sono emersi nei getti acquei degli sfiatatoi.

Se, comunque, l’incontro con le balene in quel mare è cosa abituale, di certo le sorprese più grandi le abbiamo avute a terra, in particolare quando siamo stati ospitati nella fazenda “La Armonia”, dove Daniel, il gestore, ci ha accolto con grande simpatia e ci ha mostrato cose straordinarie.

Al nostro arrivo, ci ha detto che ci avrebbe accompagnato in un posto speciale, un posto sconosciuto ai più e noto solo ad alcuni biologi che si recano abitualmente laggiù. Il giorno seguente, dopo un’ora di fuoristrada, ci siamo trovati davanti a dune altissime di sabbia, che abbiamo dovuto scalare per poter poi discendere sulla spiaggia situata nella parte opposta.

La prima sorpresa, comunque, ci aspettava sulla sommità della duna, dove abbiamo visto spuntare dalla sabbia degli scheletri umani. Erano scheletri molto vecchi e abbiamo fatto l’ipotesi, peraltro certamente veritiera, che le povere ossa fossero ciò che resta di un nucleo di antichi aborigeni che in tempi lontani si era stabilito laggiù per la facilità di procurarsi il cibo, costituito certamente da elefanti marini e leoni marini, due specie di pinnipedi che su quelle spiagge sono una presenza costante.

La storia degli antichi popoli che hanno abitato la Patagonia è oltremodo complessa e interessante, tant’è che meriterebbe uno studio approfondito. Ad esempio, il popolo dei Tehuelche aveva origine da nativi americani che giunsero in Patagonia e si stabilirono laggiù. I Tehuelche erano molto alti e quindi vennero conosciuti dagli europei, grazie agli scritti di Antonio Pigafetta, il biografo di Macellano, con il nome di “giganti della Patagonia”.

Sulla spiaggia al di là della duna abbiamo visto gruppi nutriti di elefanti marini. Si indovinavano i vari harem, con il maschio dominante, il maschio alfa, di diverse tonnellate di peso. Ci siamo dunque compenetrati in questo vasto gruppo di straordinari animali, ci siamo fatti accettare da essi e abbiamo potuto osservarli da vicino, nella loro dimensione. Abbiamo addirittura documentato la loro riproduzione: infatti, il maschio si è accoppiato a meno di tre metri da noi, consentendoci di scattare fotografie uniche.

A Ushuaia, la seconda tappa del nostro viaggio, dopo aver percorso il Canale di Beagle, ci siamo trovati a tu per tu con i pinguini reali, molto simili ai pinguini imperatore, la specie tipica dell’Antartide. E qui, proprio nel Canale di Beagle, dove spirano folate di vento che arrivano dai ghiacci, abbiamo potuto constatare che attualmente la temperatura è molto superiore a quella che dovrebbe essere.

Laggiù, infatti, i cambiamenti climatici dovuti al fenomeno del global warming sono decisamente evidenti e se ne soffrono le conseguenze. Ad esempio, la nuova situazione meteorologica favorisce le precipitazioni, che da qualche anno sono diventate abbondantissime mentre prima erano oltremodo rare. A causa di ciò, una grande percentuale di pulcini di pinguini muore. Inoltre, l’acqua del mare, meno fredda di quanto dovrebbe essere, limita quel fenomeno noto come “Modello dell’oceano a due compartimenti”, che dovrebbe portare i nutrienti a galla dagli strati acquei inferiori per la formazione di una ricca piramide alimentare. Ciò non avviene e il mare si è impoverito di vita. Gli elefanti marini, i leoni marini, i pinguini e diverse specie di uccelli acquatici trovano meno cibo e probabilmente ci saranno migrazioni di massa e conseguenze drammatiche.

Torneremo in Patagonia? Direi certamente di sì, ma una meta dei nostri viaggi futuri certamente sarà l’Antartide, il continente di ghiaccio.

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