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Con un progetto promosso dall'Area marina protetta (Amp) "Regno di Nettuno" con Oceanomare Delphis, è iniziato tra Ischia e Procida il monitoraggio invernale dei cetacei. Con l’obiettivo di studiare la distribuzione dei cetacei durante i mesi freddi, saranno analizzati i comportamenti di sette specie di cetacei tra cui il capodoglio (Physeter macrocephalus) e il delfino comune (Delphinus delphis). 


Dall’Amp fanno sapere che: “Come in tutto il Mediterraneo le specie presenti in queste acque, sono soggette a pressioni di natura antropica che impatta questi animali sia a livello di singoli individui che di popolazioni. Per gli individui, i pericoli sono rappresentati principalmente dalle catture incidentali negli attrezzi da pesca e dalle collisioni accidentali con imbarcazioni. L'impatto sulle popolazioni è invece principalmente causato dalla degradazione dell'ambiente. Inoltre, l'area di studio è soggetta ad una elevata concentrazione di traffico marittimo mercantile e da diporto che, oltre ad incrementare in maniera esponenziale il rischio di collisioni con i singoli individui, causa disturbo acustico al sofisticato apparato di produzione e ricezione dei suoni di cui sono dotati i cetacei”.


Per quando riguarda le modalità di monitoraggio e studio, le uscite si svolgeranno da gennaio ad aprile a bordo di Jean Gab, il cutter di Oceanomare Delphis attrezzato per la ricerca sui cetacei grazie a strumentazione che permette il monitoraggio visivo e la foto-identificazione degli animali.


“Avere nelle nostre acque mammiferi così carismatici ed importanti dal punto di vista ambientale è un vero e proprio privilegio tutelarli e divulgare questa biodiversità, che costituisce un innegabile valore aggiunto per i nostri territori, sono precise due priorità per la nostra area marina protetta" ha riferito Antonino Miccio, direttore dell'Amp Regno di Nettuno.


Barbara Mussi, presidente di Oceanomare Delphis, ha aggiunto:"La campagna di monitoraggio invernale dei cetacei nel Regno di Nettuno aggiungerà importanti e fondamentali informazioni utili alla migliore tutela e salvaguardia delle specie presenti", aggiunge Barbara Mussi, presidente di Oceanomare Delphis.


Nel 2017, la Marine mammal protected areas (Imma) task force dell'Iunc, ha riconosciuto, anche grazie agli studi e le documentazioni degli studiosi e di volontari, le acque di Ischia e Ventotene come Important Imma con delfino comune, tursiope, Tursiops truncatus, e balenottera comune, Balaenopteraphysalus, come specie chiave.

 

 

Ieri, 14 gennaio 2021, intorno alle ore 15:00 nel porto di Sorrento, si è svolto un angoscioso dramma. Una balenottera di circa 8 metri è infatti entrata nel porto, non riuscendo ad invertire la rotta per  trovare la via di uscita per molto tempo.

In una disperata ricerca di salvezza, la povera bestia è andata in collisione contro il dente del molo, procurandosi sanguinanti lacerazioni e ferite. Tantissime le persone accorse, tra cui il vicepresidente della Sezione di Sorrento Guido Gargiulo e molti soci della Sezione stessa, per la affannosa e disperata ricerca per trovare una soluzione e liberare il cetaceo.

Nel giro di 20 minuti, finalmente, la balena lentamente si è avviata  verso l’uscita per poi inabissarsi poco dopo. Il Vicepresidente della Sezione di Sorrento, insieme alle Autorità locali, hanno avvertito dell’accaduto la Stazione Zoologica Anthon Dorn di Napoli e la Capitaneria di Porto di Castellammare.

Rifiuti e detriti sparsi sulle scogliere e sulla strada. Questo il risultato di una mareggiata che, nei giorni scorsi, ha colpito la costa laziale nei pressi di Fiumicino. Così si presenta la zona del vecchio, colpita, come tutta la zona, dalla forte mareggiata e dal vento a 90 km/h.

La nuova ondata di tonnellate di rifiuti, tronchi, trasportata dalla furia delle onde si è andata a sommare a quella che aveva già colpito la zona con le mareggiate di inizio dicembre. Una situazione più che delicata e tematica, quella dei rifiuti marini, a cui da sempre la Lega Navale presta attenzione.

 

Foto di repertorio

Il 27 Novembre 2020, il Colonnello Monacci (Presidente della Sezione della Lega Navale Italiana di Livorno) ha presentato il progetto europeo a carattere ambientale “Science Together”, al quale la Sezione toscana parteciperà insieme ad ISPRA e CNR, e che avrà come testimonial Merope, la storica imbarcazione della Marina Militare. “Il progetto - come sostiene Monacci – ha lo scopo di unire scienza e società”.
L’ambiente diviene sempre più drammaticamente importante, soprattutto se si pensa che ne siamo i custodi per le generazioni future.

Alla conferenza ha partecipato Isabella Buttino (biologa marina ISPRA), che ha spiegato come si possa definire pulito un mare in cui le condizioni chimiche, fisiche e biologiche non minacciano le specie che lo popolano. La Buttino, inoltre, ha spiegato l’importanza del plancton, che nel mare la fa da padrone, in quanto alla base della catena alimentare.

Silvia Giuliani, (ricercatrice ISPRA) ha invece parlato dell’ormai imprescindibile binomio uomo – plastica. “Purtroppo è una convivenza assai difficile. Le plastiche arrivano dai fiumi per poi disperdersi negli oceani e tornare nuovamente sulla terraferma. Terra e mare sono connessi più di quanto immaginiamo”. In sintesi: non basta pulire le spiagge o mettere delle ‘panne’ nei fiumi affinché i rifiuti non arrivino in mare, ma “è basilare il senso civico dell’uomo, mattone fondamentale per l’edificio sostenibile che vogliamo costruire”, come ha sostenuto in risposta Monacci.

Alla riunione ha partecipato anche Paola Gennaro (ISPRA) che ha spiegato quanto il Mediterraneo sia un mare unico e che non ha assolutamente nulla da invidiare ai mari tropicali. Tuttavia, l’uomo impatta sempre più negativamente gli ambienti, facendo sì che la temperatura aumenti favorendo la proliferazione di mucillagini o agenti patogeni e inibendo la produzione di Carbonato di Calcio, fondamentale per i molluschi e non solo.

Luciano Masetti e Giacomo Tagliaferri (CNR) hanno invece spiegato come e quanto sia dannoso l’inquinamento luminoso (ad esempio per le tartarughe marine che anziché tornare verso il mare si avvicinano alle strade) e dei grandi periodi di siccità, alternati da bombe d’acqua.

Cosa possiamo fare per tutelare l’ambiente e il nostro mare? Innanzitutto capendo che i materiali sono ‘finibili’, imparando così a riciclare, riparare, riprogettare, ma soprattutto investire in educazione, istruzione e ricerca.

Ottobre è stato il mese del nuovo progetto ideato dalla Presidenza Nazionale della Lega Navale Italiana: “I Paladini del mare”. Tale piano ha come scopo quello di diffondere tra Soci e simpatizzanti (in particolare i più giovani), la cultura del rispetto dell’ambiente marino nella sua fruizione secondo comportamenti corretti e sostenibili. Il progetto, inoltre, pone l’obiettivo di mappare l’inquinamento dei litorali italiani, degli specchi d’acqua interni, dei fondali marini, oltre a prevedere la raccolta di rifiuti, quali plastiche, reti ed altri agenti inquinanti rimovibili, ma anche quelli non gestibili per natura o dimensioni (macchie oleose, idrocarburi, rifiuti speciali o ingombranti), segnalando tali situazioni alle Autorità competenti. Il progetto, inoltre conferisce estrema importanza alla ricerca, monitoraggio e localizzazione di specie protette ai sensi della Direttiva Europea 92/43/CEE, meglio nota come Direttiva Habitat. Tra questi cetacei, tartarughe della specie Caretta caretta, e della Pinna nobilis, il mollusco bivalve più grande del Mediterraneo (raggiunge un metro di lunghezza), ormai quasi a rischio estinzione.

“I paladini del mare” ha attualmente visto come protagonisti nei week-end di ottobre le Sezioni di Ostia, Fiumicino e Pomezia, che hanno coinvolto non solo i loro soci ma anche i relativi familiari (bambini, ragazzi ed adulti), soci esperti in materia ambientale, istruttori sportivi ed anche sostenitori esterni. Un mese di prova prima di estendere tale progetto a tutta Italia.

Il bilancio della mobilitazione effettuata dalla Sezione di Ostia lungo il litorale romano e nel Canale dei Pescatori comprende circa 150 pezzi di plastica recuparati in mare, tra scatole di polistirolo, i classici bastoncini dei lecca lecca, tappi e bottiglie di plastica, bottiglie di vetro, reti da pesca e cotton fioc.

Kayak e derive sono invece state utilizzate per la raccolta dei rifiuti dalla Sezione di Pomezia lungo il fosso “della Crocetta” che costeggia la spiaggia antistante la sezione, e sulla spiaggia stessa. L’inventario dei rifiuti effettuato dalla Sezione di Pomezia prevede la presenza  di oggetti del tutto simili a quelli ritrovati ad Ostia, con l’eccezione di alcuni materiali ingombranti quali: parti di barche, “scheletri” di ombrelloni, aste arrugginite.

L’ultima giornata dedicata al progetto è stata effettuata il giorno 18 ottobre u.s dalla Sezione di Fiumicino, in concomitanza con alcuni volontari di Marina di Cerveteri, stesso luogo dove è stata prevista la pulizia della battigia. Sommariamente i rifiuti sono gli stessi delle altre due Sezioni della LNI, ma da non sottovalutare il ritrovamento di Dispositivi di Protezione Individuale, ovvero le mascherine, che stiamo utilizzando da circa un anno a questa parte per l’emergenza sanitaria da CoVid - 19.

Tuttavia, “I Paladini del mare” è solo all’inizio: un progetto pilota che ci auspichiamo di poter applicare a tutte le 218 Sezioni e 49 Delegazioni della Lega Navale Italiana.

Siamo a novembre ed passato quasi un anno dal primo caso accertato di CoVId-19 in Italia, che ha cambiato notevolmente il nostro stile di vita.

Abbiamo passato quasi tre mesi chiusi in casa, senza mai uscire se non per esigenze particolari, per poi fare timidamente capolino nelle città deserte.

Città, parchi, laghi ed oceani che erano abituati alla nostra assenza, sono tornati ad essere popolati dall’essere umano. Finalmente ci siamo riappropriati, più o meno, delle nostre vite. Il tutto con mascherine e guanti, i cosiddetti dispositivi di protezione individuali (dpi), sempre al seguito.

Abbiamo sperato di poter passare la nostra estate al mare e così è stato. Questo, però, ha generato – probabilmente, a causa di mancati controlli –una nuova condizione di semi lockdown, ed un eccessivo rilascio di mascherine nell’ambiente, terrestre e marino.

Se da un lato il CoVId-19 ha permesso che la natura si riappropriasse dei propri spazi, dall’altro ha causato notevoli danni.

Non a caso, è stato recentemente lanciato l’allarme per il ritorno alla tanto temuta plastica monouso, messa al bando per il suo forte potere inquinante. Sembra assurdo che tutto questo sia accaduto ora, proprio nel momento in cui si stava facendo breccia nel cuore e nella mente della gente, nel far comprendere l’importanza vitale del mare e dell’utilizzo di oggetti monouso o plastic free. Attualmente  gli oceani e i mari, che già prima del 2020 erano tra i principali punti di accumulo dei rifiuti di plastica, sono costellati di mascherine e guanti.

A tal proposito sono già state fatte – anche dalle Sezioni della Lega Navale Italiana – opere di pulizie delle spiagge e dei fondali. Fa male sapere che in soli 100 metri di battigia sono state ritrovate circa 70 mascherine monouso, che si stima abbiano un periodo di smaltimento di circa 450 anni.Fa male pensare che questa pandemia, purtroppo, durerà ancora per qualche tempo, e che con lei si protrarrà anche l’uso delle mascherine e, di conseguenza, anche l’inquinamento dell’ambiente.

Basterebbero davvero poche accortezze per evitare di inquinare il nostro Pianeta, già fin troppo martoriato, gettando le mascherine monouso in recipienti appositi o utilizzandone modelli in tessuto e lavabili.
Basterebbe essere solamente un po' più responsabili e meno indifferenti a tutto ciò che ci circonda.

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