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Ormai chiusi da giorni in casa, causa covid-19, passiamo una buona parte delle nostre giornate sui social ed è proprio grazie a quest’ultimi che in un periodo così difficile tutti noi ci stiamo facendo qualche risata. Tra le foto simpatiche che hanno iniziato a circolare sul web, in particolare durante i primi giorni della quarantena, c’è quella di un signore che, non essendo in possesso di una mascherina chirurgica da mettersi sul viso, ha pensato bene di risolvere il problema indossando una maschera da sub, più precisamente da snorkeling (una di quelle integrate per vedere e respirare in acqua come all’aria aperta). Alla vista di questa foto, siamo sinceri, un po’ tutti abbiamo sorriso e forse anche pensato che quel signore fosse un po’ fuori di sé, ma in realtà è stato geniale.

Il dott. Renato Favero (ex primario dell’Ospedale di Gardone Val Trompia - Brescia) ha infatti deciso di utilizzare queste stranissime maschere come respiratori per chi è meno fortunato e costretto alla terapia intensiva.

Da qui nasce il progetto, completamente gratuito e sviluppato in soli sette giorni con la società bresciana ISINNOVA (Istituto di Studi per l’Integrazione dei Sistemi), che prevede la sostituzione del boccaglio con una valvola stampata in 3D e che permette di collegarsi ai tubi dell’ossigeno, trasformandola in un vero e proprio respiratore e consentendo così il loro utilizzo in questa emergenza sanitaria. Un’idea straordinaria!

Attenzione però: né la maschera, né la valvola sono certificati e il loro impiego è subordinato a una situazione di cogente necessità. Il paziente è infatti soggetto all’accettazione dell’ utilizzo di un dispositivo brevettato ma non ancora certificato, tramite dichiarazione firmata.

La maschera, tuttavia, è stata già provata ed utilizzata in due ospedali ed è risultata funzionante. E’ entusiasmante pensare come un semplice strumento come la maschera da snorkeling che utilizziamo durante nel nostre estati per ammirare meravigliosi fondali, sia diventata un preziosissimo apparecchio salvavita.

Circa 10.000 maschere sono state già donate dal colosso commerciale Decathlon, e un numero più esiguo dalla nota azienda genovese Cressi, ma ci auspichiamo che questo numero di offerte possa aumentare anche con l’aiuto dei soci della Lega Navale Italiana. Diverse, infatti, sono state le attività di solidarietà e di raccolta fondi da parte di alcune sezioni della LNI e molte sono state le donazioni effettuate a favore degli ospedali e della protezione civile del centro Italia. A tal proposito, in questo momento di crisi è importante unire le forze, magari mediante donazioni specifiche per l’acquisto di queste maschere, sicuramente di più facile reperimento, da consegnare alle ditte che le assembleranno con le apposite valvole. Queste, inoltre, si possono realizzare anche autonomamente se in possesso di stampanti 3D, dato che il file per la realizzazione del raccordo è liberamente condiviso sul web.